Monia B. Balsamello
Opera 1° classificata
Albano
Il vento
ed ombre di fronde
nella stasi chiara di vimini e sandali,
tu cercali tra corde di chitarre
sul finire di palmizi e strade.
Vedrai pietre usate come palchi
e artisti noi a cantare
negli incanti di lacustri rive
rinverdite da occhi chiari.
Forse
non sapremo mai intonare
la ghiaia e l’alghe, le vele
e il mormorare
di bimbi, madri e amanti
a passeggiare
nell’ora che si disfa a sera,
ma avremo note a volgere
il grido in melodia
e sguardi incatenati al sole
a tremolare.
E ancora chiedici
se scorre l’acqua sul nostro canto
e lo trascina, se il tempo scioglie
questo legame trilaterale
o lo ravviva,
se increspa il cuore la voce allegra
offerta in pegno contro il mio male.
Avrai in risposta solo carezze
ed i miei passi a salutare.
Simonetta Capponi
Opera 2° classificata
Come quando
Come quando scopri
che dubbi ed incertezze
non esistono più
e il cuore s’alleggerisce
d’un colpo
e le stagioni trascorrono
con foglie e frutti
che cambiano colore
e pure forma.
Come se nell’anima
si rincorrano
strati diversi di nevrosi
di sciatte manie
e sbatti la testa
e non senti dolore.
Come quando ti innamori
e le formiche camminano svelte
e inseguono molliche di tutto,
come noi
affamati di affetti.
E basta solo per coccolarci.
Come se
scoppiando un temporale
ci ripulissimo l’intimo
cancellassimo peccati
e gravi colpe,
suicidi e finte carezze,
gesti inconsulti
che comanda il cuore.
Come se.
Come quando.
Liliana Zinetti
Opera 3° classificata
La notte degli alberi
Ho sentito il pianto
degli alberi stanotte,
quando alta la luna
sfiorava i rami
accendendoli
in un silenzio
di cristallo.
Ho sentito il lamento
di dita rugose
contro i vetri serrati,
lo scavare cunicoli
di radici nere
come grosse talpe.
M’ha portato il vento
il pianto degli alberi,
immobilità di terra
e il loro nascere
e morire ogni volta
lontani dal cielo,
l’incessante ritmo
un brusìo di radici
lo slancio inabissato,
dolente, dai rami.
Poi, acquietati
in un sonno di neve
son volati in sogno
con i racconti degli uccelli
ad afferrare stelle
e arcobaleni.
Ho sentito gli alberi
stanotte…
mi respirava dentro,
in un sentore acre di zolle,
un propagarsi di radici.
Alessandra Crabbia
Opera 4° classificata
Tango
Quando morirò,
vienimi a prendere, padre,
danzando il tuo tango appassionato,
gli occhi verdi di pianura persi nella frenesia dei tuoi folli anni andati.
E le finestre saranno allora aperte sulla notte azzardata,
portando l’aspro e l’ardore di venti sinistri e spericolati,
e la gran sala farà sudare i pavimenti d’agonia d’amore.
Le coppie si guarderanno truci,
saettando sguardi crudeli come la vita,
e il desiderio sarà cupo e tenebroso
come un crotalo strisciante tra rocce marine sotto la luna.
E il nero o il rosso d’Argentina
infiammerà le dita esitanti,
torcerà i corpi madidi d’incanto,
impietrirà i camerieri in livrea
immobili come statue alle frontiere della morte,
mentre i ballerini danzeranno alteri e vorticosi
come fosse l’ultima possibilità d’amarsi per tutta la vita.
Il caldo e l’afrore sfoglieranno le rose,
s’appanneranno i grandi vetri per l’impeto dei fiati,
palpebre pesanti guarderanno il mondo
in un atto di passione inevitabile e audace,
e tutta la notte impazzirà tra chiome rovesciate,
frusciar di seta e tacchi arroganti.
Mi getterai tu allora un fiore feroce,
reclamando un’estrema danza:
e la mia ultima notte
esploderà allora
come le nostre vite pazze,
violente,
e disperatamente meravigliose.
Matteo Travagli
Opera 5° classificata
Qualcosa, qualcuno, nessuno
Tempo
passeggero solitario
eremita
di emozioni dense
di virtù
Cappello elegante di una vita
senza regole
tesoro di un cielo
senza nuvole
insegui la morte
giocando a carte con la vita
di noi capisci tutto
tranne i momenti
in cui ti disperdi
croce e delizia
di attimi eterni
generi
unici ricordi
come i quadri di Van Gogh
Cosa cerchi
in noi?
Quante domande
ci poni?
Fuggi senza ascoltare
le nostre emozioni.
Andrea Alioto
Opera 6° classificata
Pezzi di mondo
Pezzi di mondo
Piccole parti di un tutto mai uguale
Istruiti e dettati con enfasi
A stimolar passeggera curiosità
Utopie di saggezza
A giudicar l’effimero, il diverso
A definir giusto e ingiusto
A mascherare evidenza
A fingere coraggio
Mistero delle cose
Inflazionato di incompatibili risposte
Osservare senza vedere, imparare
Da uno schermo fittizio
Piccoli mondi costruiti per noia o solitudine
Sfiorati con sguardi,
Visioni dal di fuori
A ricercarne i perché
A carpirne proprie parti
Per non rendersi assenti o soli.
Ermano Raso
Opera 7° classificata
Sulle ali della fantasia
Ho scritto,
sulla polvere degli anni,
con la penna intinta
nel calamaio dei ricordi,
i miei giorni stupendi
vissuti sulle ali della fantasia.
Nei tuoi occhi splende
la primavera della vita;
quando si adombrano essi
assumono i colori dell’autunno,
ma sempre sanno soffiare
nel mio cuore
le sensazioni più delicate.
Volesse il tempo
scontarmi una manciata d’anni
allora sì...
mi farei airone
per posarmi là
dove volano i tuoi sogni,
poi scioglierei le briglia all’amore,
e la notte
scriverei nel tuo cuore
con un raggio di luna
quelle parole che ora
soltanto l’età
mi trattiene dal proferire.
Ludovica Mazzuccato
Opera 8° classificata
Il primo e l’ultimo
Tu sei stato il primo uomo
che il mio sguardo curioso di bimba ha spogliato
nell’innocenza di un ottobre profumato di mosto.
Il primo, dopo mia madre,
che ha accarezzato le mie forme mediterranee
nel ristoro di un tuffo estivo.
Qualche volta mi hai fatto un po’ paura,
ma mai ti ho sentito nemico,
nemmeno quando ci costringevi a rifugiarci
nel granaio saporito di fieno e di fichi secchi.
C’eri tu, complice di sospiri e di sussurri,
quando ho dato il mio primo bacio,
nella primavera di viole della nostra pianura.
Hai cullato nelle tue mani d’argilla le mie lacrime;
hai illuminato con riflessi smeraldini i miei sorrisi.
Non ti ho odiato nemmeno quando il destino
ti ha usato per portarmi via
il mio più caro compagno di giochi.
Mi piaceva ascoltarti nei desolati giorni di nebbia:
mi raccontavi le storie delle mie radici.
Il tuo nome è stato il primo
che ho imparato a pronunciare
ancora con i denti da latte,
perché sei stato sempre uno di famiglia,
ed erano solo due lettere e un accento
nel d.n.a. della mia lingua: Po!
Così come uno dei tuoi aironi,
voglio vedere la mia ultima alba
sgorgare dalle tue labbra verdi e umide di vita.
Perché nelle mie vene scorrono le tue acque,
mio amato fiume.
Sergio Barbieri
Opera 9° classificata
Orizzonti
Avevamo appena scoperto l’orizzonte
che ci trovammo a scrutare i soffitti
delle cantine trasformate in rifugi.
Avevamo appena conosciuto l’amicizia
che ci ordinarono di odiare un compagno di banco
solo perché parlava una lingua diversa.
Avevamo appena provato l’ebrezza di correre
liberi incontro al sole che ci trovammo
incolonnati a fare grottesche parodie guerriere.
Avevamo appena imparato ad avere mani pulite
quando a tavola spezzavamo il pane
che ci trovammo sudici a scavare buche
per ripararci dai mitragliamenti.
I nostri volti erano ancora sorridenti
i nostri occhi ancora fiduciosi
le nostre voci ancora squillanti
nonostante tutto.
Ma poi scoppiò la pace e ci venne ridonata
la libertà.
Ora all’orizzonte spuntano solo sacchetti
di plastica
gli amici si sono sciolti in tante tessere
di partito
corriamo solo per non timbrare in rosso
spezziamo il pane come abbiamo spezzato
la famiglia.
E tra le mani candide teniamo
le siringhe vuote
che i nostri figli ci hanno lasciato
per ricordo prima di raggiungere
il loro orizzonte.
Angelo Colucci
10° Classificato
Novembre
Rido
della nudità dell’albero
della sua arte
per farmi commuovere.
La nebbia
è apparente sconfitta
dell’azzurro.
Anche il camposanto
sta solo per caso.
Mi dimentico
persino della morte.